Nel bunker d'Arcore si avverte
il rombo delle grosse berte,
che già da giorni è sottofondo
allo spettacolo più immondo
che Silvio possa concepire.
In men che non si possa dire,
puzzoni rossi e miscredenti
insieme a zingari fetenti
il Sacro Regno Millenario
che fu di Ruby e di d'Addario
han profanato con bandiere
che non son certo rossonere:
perfin sul Duomo di Milano
svendola il pio simbol Pisano.
Le facce tristi, i cuori spenti
dei caporioni là presenti
dicono più di quanto possa
questa mia lingua rozza e rossa.
Se Stracquadanio e Capezzone
leccan la mano del padrone,
(che sempre ha amato molto i cani),
è perché aspettano domani,
quando il B1 ed il B2
lanciati dalle mani sue
distruggeranno la credenza
d'un comunista di Faenza.
E per riprendere Milano
si lancerà Angelino Alfano,
il cui testone nucleare
tutti i processi può bloccare:
persino meglio di un Katyuscia
annienta il giudice bauscia.
Da Radio Londra si dichiara
che i rossi tengono Ferrara,
ma poi si scopre ch'é Giuliano:
chi lo circonda lo fa invano,
che tutti inghiotte il Leviatano.
Purtuttavia nell'ombra trama
Tremonten Julius, comandante
delle Essebossen del Levante:
tutto levò al contribuente,
ma solo se povera gente.
Aspira ad esser successore
del Fuhrer massimo d'Arcòre,
con Von Maronen e Von Koten
che sotto gli ungon le ruoten.
Ma al Berluchstag sotto le bombe
un altro grande rischio incombe:
e Von La Russen, trafelato,
il pizzo tutto bruciacchiato,
giunge e dichiara con mestizia
che è già dei rossi la Letizia.
Pietrificato, Berlusconi
non trova più quei paroloni
con cui solea galvanizzare
le masse e le escort da scopare:
solo ripete a una ministra
“Historia Vitae est Demagistra.”
Con lui rimane Frau Gelmini,
che insegna a teneri bambini
il canto detto di Ugolino:
ma traditore fu il Bocchino,
e più dell'escort può il digiuno.
Ormai non resta più nessuno:
vicino a Silvio Berluskonen
rimangon Bondi e Kapezzonen,
Emilio Feden col cianuro
e uno che ancor ce l'ha un po' duro,
ma con le pallen ammosciate
dopo Novara e Gallarate.
Così finisce la canzone
di Silvio Fuhrer Berluscone:
non si trovò più la sua salma,
ma ancora là, con triste calma,
si vede il fido Emilio a cuccia
che l'osso del suo Silvio ciuccia.
S.M.
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