Ecco a voi una vignetta (sulla destra) offertaci da un amico de Il Peggio. Il suo stile è volutamente o non volutamente SouthParkiano, o almeno, è così che lo vediamo noi! Un ringraziamento a FC a nome de Il Peggio[asp]
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venerdì 6 maggio 2011
venerdì 29 aprile 2011
martedì 22 marzo 2011
giovedì 24 febbraio 2011
Sul Nord Africa
Spontaneità o gioco del padrone?
Tanti anni ad aspettare
E ora tutti ad urlare?
Ragioniamo pian pianino
Aspettate un attimino
Spontaneità rivoluzionaria
O mano nera autoritaria?
C’è qualcuno dietro il tutto
O il popolo è ormai distrutto?
Una “regia” può esser presente
Dietro al sangue della gente
A che pro, in che modo
Si scioglie un nuovo nodo
Rivoluzioni “colorate”
Nate in sé o pilotate?
Almeno in Tunisia
Ben Ali è andato via
In Egitto il faraone
Fa la faccia del polmone
Ma attenzione attenzione!
Colpendo loro si colpisce il Biscione!
Sì, perché del faraone
La nipote è del Biscione!
Falsità birichina
Ruby bella è marocchina!
Non ha nonno egiziano
Come vorrebbe il Caimano!
Poi c’è la Libia sempre fedele
Tende beduine e luna di fiele
Non ha problemi il gran Caimano
Nel baciar del rais la mano
Un po’ papa un po’ padrino
Calma calma, un attimino
Chi c’è dietro a sto casino?
Colpirne cento per educarne uno
O farla pagare a qualcheduno?
Tanti anni a sopportare
Ora effetto domino a sabotare!
Gran Complotto non fa Storia
Ma a qualcun regala gloria
Chi c’è dietro, gli Stati Uniti?
Baluardo antidetriti
A esportar democrazia
Non han capito che è follia!
Forse forse c’è Israele
Dell’Egitto compar fedele
Un altr’alibi che destina
A rappresaglie in Palestina!
Non scordiam che il potere crea
Quando vuol farsi una nomea
Nell’Ottantanove in Romania
Ceasescu da mandar via
Si trovò una soluzione
Prender i morti senza unzione
Dall’obitorio di Timisoara
Per la strada all’aria chiara
Gettati furon i morti a ore
Per incolpar il dittatore!
Un santo egli non era certo
Ma la menzogna è a cielo aperto!
Poi a Belgrado nel Duemila
La NATO a far la fila
A occupar televisioni
E palazzi di istituzioni
Milosevic non si piega
Quindi è un mostro, uno stratega!
Al rogo al rogo, la gente prega
Neanche fosse figlio di strega!
Ritorniam al punto focale
Che è anche quello iniziale
Rivoluzioni spontanee
O regie sottocutanee?
Speriamo il primo caso
Il secondo è assai dannoso
Ognun fa quello che gli pare
Però nulla è ciò che appare
Una riflessione ci spetta
La gente muore e non aspetta.
Corto
domenica 13 febbraio 2011
I sìori del male
Diamo il benvenuto a Vocedelsud, che ci presenta una poesia Baudelairiana in salsa di satira politica. [asp]
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sabato 12 febbraio 2011
Il Silenzio del Cavaliere, fiaba.
C’era una volta un re, diranno i miei piccoli lettori…e invece no. C’era una volta un Cavaliere. Ma non un cavaliere medievale, di quelli tutto istinto e passion d’amore, che sfidan draghi e aman fanciulle dai dorati capelli, no, questo era un Cavaliere in doppio petto blu, bassino, con una calvizie assai presente, era il presidente del Consiglio di una penisola a forma di stivale, uno stivale putrido, ammaccato, che conteneva un piede ormai incancrenito. Una mattina il nostro si svegliò all’alba e si guardò allo specchio, una grassa risata lo pervase, era il riso del potere, il riso di chi sa che il mondo è ai suoi piedi. Un risveglio positivo se vogliamo in confronto a quella nottata, che invece non fu affatto serena. Il Cavaliere fece incubi assai inquietanti, sognò di gigantesche falci ed enormi martelli che volevano affettarlo e schiacciarlo, sognò di parrucconi da magistrati tinti di rosso, sognò il Soviet supremo che si accingeva a spedirlo in Siberia ai lavori forzati. Si svegliò sudato, appiccicato, poi quando si rese conto che il sogno era appunto tale, la risata prese il sopravvento, rivelò una realtà che si confaceva più ai suoi dettati. Fece colazione, consultò i suoi amici giornalisti e le sue televisioni, si incipriò il nasino, indossò scarpe col tacco e uscì. Non parlò affatto quel giorno, il sogno – inutile negarlo – lo aveva comunque turbato, chissà cosa significava, perché quel colore rosso acceso, quei simboli che volevan distruggerlo, non riusciva a capire. Tornato a casa il suo cameriere chiese: “Presidente, qualcosa non va? Ha una faccia oggi! Sembra uno spettro! Le si è sciolto anche tutto il cerone che, con le mie manine laboriose (quante cose sanno fare!), le avevo applicato con amore stamane, cosa le accade?”. Il Cavaliere scrutò il suo inserviente ma non disse nulla, in realtà provò a parlare ma le parole non uscivan di bocca, il mutismo s’era impossessato del nostro eroe. Indicò un bloc-notes sulla scrivania, il suo inserviente (che chiameremo Emilio, un nome come tanti) corse a prenderlo assieme a una penna d’oro e porse il tutto al Cavaliere che scrisse: “Dolce Emilio, lo shock che gli incubi di questa notte mi hanno apportato mi negano l’uso della parola, sono disperato, anche se nascondo bene il mio stato d’animo non riesco a capire cosa succede, il mio ruolo istituzionale non può permettermi di restare in questo stato di mutismo perenne”. Una lacrimuccia sgorgò dall’occhio destro di Emilio, si sciolse anche il suo cerone. Il Cavaliere andò a riposare. Passarono dei giorni, il mutismo ancora regnava sovrano. Il tenero Emilio allora decise di mettere in pratica un’idea che la sua sagace mente aveva partorito qualche notte prima, ossia far prendere un bello spavento al padrone. Forse uno spavento, magari durante il sonno, poteva far riacquistare la parola al Cavaliere e annullare quell’afasia terribile. Una notte il Cavaliere dormiva alla grande, l’Emilietto quatto quatto e lesto lesto, con passo felpato e cappello da notte, si diresse verso la stanza del padrone, aprì la porta, si avvicinò al letto dove il Cavaliere dormiva e urlò con tutto il fiato che aveva in gola: “Padrone!!!!”. Il Cavaliere sbarrò gli occhi, si alzò dal letto e urlò: “Bunga! Bunga! Bungaaaaaaaaaaaaa!!!!!!!”. “Il padrone parla! parla! e che parole! che poesia esce dalla sua bocca!” disse il fido Emilio. Tutti vissero felici e contenti. Nei libri di storia questo episodio verrà inserito con il titolo “Miracolo italiano”.
P.S. Una colletta dei potenti del mondo fece sì che, dopo la guarigione, al nostro fu regalato un viaggio, una sorta di periodo di rilassamento in quel di Sharm el Sheik.
Corto
lunedì 7 febbraio 2011
Fiat a Detroit, una poesia per Marchionne ed una saponetta per tutti gli altri
La tentazione di esprimersi in versi ha toccato anche Corto, dal quale la redazione del Peggio si aspetta qualche toccata in prosa (per il Re minore, magari). Sergio Marchionne, l'Amministratore delegato col pallino dello schiavismo, ha fatto sì che la FIAT diventasse americana. Il governo, immobile, impegnato a raccogliere la saponetta e a strumentalizzare la presunta strumentalizzazione della sinistra sui referendum, ha cercato di imporre la sua voce sui media (ma non sull'AD) ma non ha avuto alcun esito sperato. Fiat fuori da Confindustria, Fiat con sede legale a Detroit. Quale il prossimo passo? Saponetta governativa.[asp]
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