domenica 25 gennaio 2015

I MIEI DIARI





Tratto da "Diari e altre celie" Giuseppe "Pippo" Civati - Einaudi Coralli - pp. 425/426

19/01/2015

Caro diario,
è oramai da una settimana che non ti racconto nulla sulla mia vita ma credimi, non è stato per mancanza di voglia, ma perché mi è stato violentemente impedito. Non avrei mai immaginato di arrivare a questo livello di mestizia. Oramai né la mia fede (critica, perbacco, ma pur sempre fede) e né la mia ragione riescono più a darmi conforto da questa disperazione in cui mi trovo. Recentemente ne ho avuto piena coscienza, poiché è accaduto un episodio che, benché mosso da alti ideali, ha avuto come risultato il montare di una violenta e ingiusta protesta nei miei confronti, e ti lascio immaginare chi sia il perverso Eolo che soffia su questa mia impotente rabbia. Ebbene, mi trovavo in Chiesa, a seguire la funzione religiosa come di consueto ogni domenica mattina. Giunti verso metà cerimonia, il prete, persona peraltro a me molto cara, ha iniziato a pronunciare delle farneticanti frasi su un presunto intervento del Nazareno, giunto secondo lui in terra per salvare le nostre vite. All'inizio ho preferito tacere, ma più lo ascoltavo, più la mia rabbia montava, sinché non ho udito pronunciare le seguenti parole: "Ed è col Nazareno, e col patto che i fedeli stringono con lui, che noi tutti dobbiamo riconciliarci". Oh quale pallore si è disegnato sul mio viso! Adesso anche la Chiesa avalla tali scelleratezze tra quel presuntuoso infante e quel laido puttaniere! Ho chiesto subito la parola, correndo verso l'altare col fervore di un novizio pronto a prostrarsi prima di prendere i voti, e mi sono impadronito subito del microfono: "nessuno di voi ha coscienza di cosa significhi il patto del Nazareno!", ho tuonato. "Stiamo consegnando il paese in mano a una coppia di folli che stanno per prendere il potere, creeranno un nuovo partito unico al potere e tutti noi diventeremo servi! Servi di questa infelice democrazia!" Ho subito chiesto che venisse messa ai voti la stesura di questo patto, ma la reazione di quei selvaggi bigotti è stata ahimè brutale: un'ambulanza mi ha subito portato via, in un posto isolato dal quale non mi è stato permesso nemmeno di riconciliarmi con te, oh mio unico, silente amico. Ho dovuto fingere di riconoscere la mia follia pur di essere accompagnato finalmente a casa, da te.
E adesso? Non lo so caro amico. Ma una cosa è certa, oramai anche la Chiesa è dentro fino al collo in questa storia: essi non fanno altro che parlare di questo Nazareno e nessuno ha osato rispondermi quando ho chiesto che mi venisse presentato. Perché tutti continuano ad agire nell'ombra? perché non è più possibile una politica sana, giusta, coerente con i valori di un'Italia perbene? Ma la mia lotta non termina qui: annienterò Matteo, perché mi sta proprio sui coglioni.
Tuo mesto e "folle" amico,
PC

[NP]