martedì 15 febbraio 2011

Le poesie del Peggio: Aristarco di Samotracia

In morte dell'uccello con gli anni

Un dì s'io non andrò sempre fuggendo 
di camera in Camera, mi vedrai alla sbarra
in tua procura, Ilduccia mia, gemendo 
il fiore che fu mio e ch'ora è di Marra.

Mediatrade sol, Mondador restituendo,
resta di me e di Venere orbato;
perciò deluse a te le palme tendo,
più non mi unge il ciel, dal padre abbandonato.

Vivrò in manette, chiuso nelle secrete
mura, non quelle maso dell'ultima festa,
non giocherò, cataro per finta, con fruste liete.

Questo di tanta speme oggi mi resta!
Artriti odiose che più non permettete
nemmeno giochicchiar con mano lesta.



Aristarco di Samotracia

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